Uccisa su larga scala per le sue branchie, considerate un rimedio per il cancro, ora rischia l'estinzione
Non bastavano gli squali, i pesce palla e le balene. Ora nella categoria «a rischio estinzione» rientrano anche le mante, sterminate a causa dell’uso sempre più diffuso delle loro branchie nella medicina cinese. A denunciare il pericolo è l’Ong Shark Savers che, con un dettagliatissimo rapporto dal titolo Manta Ray of Hope: The Global Threat to Manta and Mobula Rays, tratteggia i confini dell’ecatombe.
CINQUECENTO DOLLARI AL CHILO - Il mercato delle branchie varrebbe già 11 milioni di dollari l’anno, spinto dalla convinzione che queste parti stimolino il sistema immunitario e possano guarire una serie di malattie, dai problemi di fertilità ad alcuni tipo di cancro. E nei mercati asiatici la carne di manta viene venduta a 500 dollari al chilo per le sue presunte capacità guaritive. Una credenza che dunque non giova certo alla specie Manta birostris le cui «ali» rischiano di non muoversi più sui fondali degli oceani. «In alcune zone come il mare di Cortez la manta è praticamente scomparsa», si legge nel rapporto. E i numeri non sono meno tranquillizzanti: la sola Sri Lanka è responsabile da sola del 55 per cento del consumo di carne di manta. Poi viene sottolineato come «una forte pressione si registri in diversi Stati asiatici quali India e Indonesia». E non solo. «Se non si farà presto qualcosa, questa specie scomparirà», concludono gli esperti.
UN PICCOLO OGNI TRE ANNI - Ad attrarre i bracconieri però non sono solo le branchie e le loro presunte proprietà benefiche. Fanno gola anche la pelle utile per borsette e scarpe e le cartilagini che vengono spacciate per quelle di squalo. Poi, a mettere a repentaglio il «grande diavolo del mare», ci si mettono pure le sue caratteristiche fisiologiche. La manta, spiegano gli studiosi, è uno degli animali più svantaggiati e meno equipaggiati nella lotta contro la pressione della pesca, perché impiega dieci anni a raggiungere la maturità sessuale e una femmina partorisce un singolo piccolo ogni due o tre anni.
DA VIVE VALGONO DI PIÙ - Ma il paradosso è che, nonostante tutto ciò, le mante continuano a valere più da vive che da morte. «Anche se le branchie hanno un valore, il loro commercio deruba le economie e l’ambiente di una delle creature più carismatiche dell’oceano», spiega Shawn Heinrichs, che ha diretto il team di ricerche. Il tutto mentre ogni singolo esemplare può far guadagnare un milione di dollari all’anno grazie all’ecoturismo.
Non bastavano gli squali, i pesce palla e le balene. Ora nella categoria «a rischio estinzione» rientrano anche le mante, sterminate a causa dell’uso sempre più diffuso delle loro branchie nella medicina cinese. A denunciare il pericolo è l’Ong Shark Savers che, con un dettagliatissimo rapporto dal titolo Manta Ray of Hope: The Global Threat to Manta and Mobula Rays, tratteggia i confini dell’ecatombe.
CINQUECENTO DOLLARI AL CHILO - Il mercato delle branchie varrebbe già 11 milioni di dollari l’anno, spinto dalla convinzione che queste parti stimolino il sistema immunitario e possano guarire una serie di malattie, dai problemi di fertilità ad alcuni tipo di cancro. E nei mercati asiatici la carne di manta viene venduta a 500 dollari al chilo per le sue presunte capacità guaritive. Una credenza che dunque non giova certo alla specie Manta birostris le cui «ali» rischiano di non muoversi più sui fondali degli oceani. «In alcune zone come il mare di Cortez la manta è praticamente scomparsa», si legge nel rapporto. E i numeri non sono meno tranquillizzanti: la sola Sri Lanka è responsabile da sola del 55 per cento del consumo di carne di manta. Poi viene sottolineato come «una forte pressione si registri in diversi Stati asiatici quali India e Indonesia». E non solo. «Se non si farà presto qualcosa, questa specie scomparirà», concludono gli esperti.
UN PICCOLO OGNI TRE ANNI - Ad attrarre i bracconieri però non sono solo le branchie e le loro presunte proprietà benefiche. Fanno gola anche la pelle utile per borsette e scarpe e le cartilagini che vengono spacciate per quelle di squalo. Poi, a mettere a repentaglio il «grande diavolo del mare», ci si mettono pure le sue caratteristiche fisiologiche. La manta, spiegano gli studiosi, è uno degli animali più svantaggiati e meno equipaggiati nella lotta contro la pressione della pesca, perché impiega dieci anni a raggiungere la maturità sessuale e una femmina partorisce un singolo piccolo ogni due o tre anni.
DA VIVE VALGONO DI PIÙ - Ma il paradosso è che, nonostante tutto ciò, le mante continuano a valere più da vive che da morte. «Anche se le branchie hanno un valore, il loro commercio deruba le economie e l’ambiente di una delle creature più carismatiche dell’oceano», spiega Shawn Heinrichs, che ha diretto il team di ricerche. Il tutto mentre ogni singolo esemplare può far guadagnare un milione di dollari all’anno grazie all’ecoturismo.
Fonte: www.mondomarino.net e Corriere della Sera