martedì 7 aprile 2015

Il pesce lima


Riprendiamo la rubrica delle specie aliene in Mediterraneo!

Grazie a Massimo Boyer e Francesca Scoccia che stanno creando delle schede utilissime sia per imparare a riconoscere gli organismi ma anche per conoscere il loro areale di diffusione e le loro abitudini!

Protagonista della nuova scheda della quale trovate il link sotto è il PESCE LIMA

Buona lettura!

sabato 28 febbraio 2015

I coralli e la plastica



I Coralli della Grande Barriera Corallina Australiana mancano micro plastica.
Questo è il risultato di una ricerca australiana.
Da ciò si capisce come è fondamentale il lavoro di riciclaggio e riutilizzo delle plastiche al fine di evitare la loro dispersione in mare


Per saperne di più vi invitiamo a leggere tutto l'articolo cliccando sul link sottostante

giovedì 8 gennaio 2015

Il pesce flauto

foto di Yuri Bautta da www.mondomarino.net
Un altro capitolo di Massimo Boyer e Francesca Scoccia sulle specie che stanno arrivando in Mediterraneo.

E' la volta di Fistularia commersoni alias pesce flauto la cui prima segnalazione in Mediterraneo risale al 2000.

Come al solito vi rimandiamo all'articolo di Massimo e Francesca



sabato 27 dicembre 2014

Pesce palla in Mediterraneo



Continua il lavoro di Massimo Boyer e Francesca Scoccia sulle specie invasive in Mediterraneo.
E' la volta del pesce pallaLagocephalus sceleratus - originario del Mar Rosso, le cui carni sono altamente tossiche anche dopo la cottura. 
Il pesce palla è migrato dal Canale di Suez per arrivare in Turchia, poi Israele, Rodi e nel 2013 è stato segnalato per la prima volta a Lampedusa.

Per saperne di più vi rimandiamo all'articolo di Massimo e Francesca, nel quale il pesce palla viene descritto in dettaglio

martedì 9 dicembre 2014

Specie invasive in Mediterraneo


Massimo Boyer e Francesca Scoccia hanno iniziato la pubblicazione di schede utili per il riconoscimento delle specie che sono entrate in Mediterraneo e per le quali gli avvistamenti stanno diventando sempre più frequenti.
Nella pagina principale abbiamo già condiviso un articolo di Massimo su questo argomento; con piacere e nell'ottica di dare un contributo alla ricerca e perchè il contributo della comunità subacquea (dagli snorkelers ai bombolari passando dai pescasub) sta diventando sempre più importante linkiamo la prima scheda prodotta da Massimo e Francesca relativa al pesce coniglio scuro.



sabato 22 novembre 2014

Concordia: barriere sommerse come risorsa



La scienza scende in campo a sostegno della proposta del Comune del Giglio di non smantellare le strutture d'acciaio subacquee realizzate per il recupero della Costa Concordia.


Su iniziativa dell' dall'Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee il gotha della biologia marina ed esperti di scienze ambientali e di subacquea si riuniranno a Genova martedì 25 novembre all'Acquario di Genova per valutare, da un punto di vista scientifico e tecnico, la richiesta del Comune del Giglio.

L'opposizione arriva dal Ministero dell'Ambiente che ha richiesto la totale rimozione di queste strutture e il ripristino dei fondali in base all'accordo stipulato tra Costa Crociere, società assicuratrici, Ministero e Conferenza dei Servizi Stato/Regione. Le barriere sommerse, spiegano gli esperti, in determinate condizioni ambientali favoriscono la nascita di un habitat nel quale molte specie trovano riparo e protezione. Un vantaggio sia sotto il profilo biologico - diventano spesso zone di produzione e di concentrazione di specie anche d'interesse commerciale - che ludico, poiché una barriera diventa un luogo d'immersioni subacquee con ricadute economiche anche di rilievo.
La tematica si estende a situazioni analoghe in Adriatico, dove si trovano molte piattaforme petrolifere disattivate e che potrebbero essere sfruttate a fini ambientalistici e occupazionali. All'incontro sarà presente il sindaco del Giglio Sergio Ortelli. Atteso il ministro dell'ambiente Gianluca Galletti.
“In questo momento – sostiene Riccardo Cattaneo-Vietti, professore ordinario di Ecologia all’’Università Politecnica delle Marche - l’Italia ha la possibilità di ritrovarsi, senza alcun costo, una barriera artificiale già costruita e posizionata. Un’opportunità fortuita, offerta dalle piattaforme subacquee costruite all’Isola del Giglio su cui è stato posizionato il relitto della Concordia, prima di procedere al suo rigalleggiamento. Demolire queste strutture, oltre all’evidente costo, può essere ancora una volta una fonte di inquinamento per quelle acque. A questo punto, è meglio lasciar fare alla natura”.
"Prima di tutto – afferma Francesco Cinelli, già professore ordinario di Ecologia all’Università di Pisa - la proposta di smantellare tutto e di riportare il fondale “alle origini”, una volta rimossa la Concordia, fu fatta sull’onda dell’emergenza e dello shock dell’evento e di un protocollo firmato in fretta e furia, non conoscendo assolutamente quali sarebbero stati i sistemi di recupero da utilizzare e le relative strutture da mettere a mare".

Fonte: www.ansa.it

venerdì 17 ottobre 2014

Biodiversità del Mediterraneo a rischio!




L’arrivo di circa 1.000 tra pesci, crostacei e alghe sta modificando l’habitat marino
La più famosa è sicuramente lei, la Caulerpa taxipholia. L’alga di origine tropicale, colore verde chiaro e alto potere infestante, è stata per anni il simbolo dell’invasione «aliena» del mar Mediterraneo, colpevole di averne colonizzato i fondali rubando spazio alle specie autoctone. Ma oggi le file degli inquilini stranieri provenienti da mari esotici e lontani (specie «aliene» o «alloctone») si sono ingrossate. E contano nomi come le triglie del Mar Rosso Upeneus pori e Upeneus moluccensis, il granchio Percnon gibbesi, la medusa Rhopilema nomadica e molti altri ancora. Un’invasione biologica senza precedenti che mette a rischio la biodiversità: ogni giorno pesci e invertebrati nativi del Mare Nostrum, già stressati da pesca eccessiva e inquinamento, infatti, devono competere duramente con gli «intrusi» per preservare il proprio habitat. E la vittoria non è sempre scontata.  Sotto accusa - ancora una volta - le attività umane. «Il trasporto via mare, l’acquacoltura e l’apertura dei grandi canali di comunicazione - spiega Stelios Katsanevakis, lo scienziato che guida il gruppo di ricerca che ha elaborato lo studio - hanno rimosso le barriere ambientali per le specie marine, che possono facilmente trasferirsi lontano dal loro areale naturale». Esaminando i dati di oltre 900 specie esotiche attraverso la nuova piattaforma EASIN (European Alien Species Information Network) i ricercatori sono riusciti a stabilirne la diffusione e le vie di introduzione. Più di 400 specie di pesci e invertebrati sono giunte dal Canale di Suez («specie lessepsiane»); poco più di 300 attraverso l’acqua di zavorra delle navi o attaccate alle carene. Circa 60 specie, soprattutto alghe, sono state introdotte accidentalmente attraverso l’acquacoltura. Colpevole anche il riscaldamento globale: le acque tra Turchia meridionale, Siria, Libano, Israele, Gaza, Cipro ed Egitto sono diventate notevolmente più calde negli ultimi 20 anni, quindi ideali per la sopravvivenza delle specie provenienti da Mar Rosso, Mar Arabico e Oceano Indiano. In questa regione del Mediterraneo, dice lo studio, fino al 40% della fauna marina è di origine «aliena».

A preoccupare maggiormente sono gli impatti ecologici ed economici di queste invasioni. Basti pensare ai pesci Siganus luridus e Siganus rivulatus («pesce coniglio»), insediatisi nel Mediterraneo orientale dall’Oceano Indiano, che stanno devastando le foreste di alghe brune a scapito delle specie che popolavano l’ecosistema. Sciami di meduse «aliene» (Rhopilema nomadica) appaiono lungo le coste per decine di chilometri con effetti negativi sul turismo, e addirittura in Israele ostacolano le attività di pesca. Altrove le comunità native di alghe, coralli e invertebrati muoiono per la mancanza di risorse causata dalla rapida crescita dell’alga Caulerpa cylindracea, che può formare tappeti di 15 centimetri di spessore e che colpisce molte località nel nostro paese. «In Italia le aree più colpite - precisa Katsanevakis - sono la costa orientale della Sicilia, il Mar Ligure e le coste adriatiche settentrionali nei pressi della laguna di Venezia. Le prime due aree sono interessate dalle specie trasportate dalle navi, mentre la laguna è colonizzata da quelle di acquacoltura».
Per arginare il fenomeno ed evitare nuove introduzioni, l’Organizzazione Marittima Internazionale ha adottato la «Ballast Water Management Convention», che obbliga le navi al trattamento delle acque di zavorra per eliminare i microrganismi estranei presenti. La convenzione però non è ancora entrata in vigore perché non ratificata da un numero sufficiente di Stati. 

Fonte: www.mondomarino.net