sabato 18 gennaio 2014

L'inaspettata efficienza locomotoria delle meduse

 
Contrariamente a quanto creduto, il sistema di propulsione di questi celenterati sfrutta i vortici che il loro movimento crea nell'acqua per abbattere i costi energetici di spostamento. Il risparmio di risorse così ottenuto è investito nella crescita e nella riproduzione, rendendo le meduse molto competitive rispetto ai pesci.
 
i ricercatori hanno esaminato la medusa quadrifoglio (Aurelia aurita) valutandone i costi energetici di spostamento e mettendoli a confronto con quelli di svariate altre specie, dai cefalopodi ai pesci passando per i crostacei. Da questa analisi è risultato che, una volta tenuto conto delle differenze fra i tassi metabolici delle diverse specie, le meduse, contrariamente a quanto pensato, usano uno dei metodi di propulsione energeticamente più efficienti del mondo animale che consente loro di raggiungere un costo di trasporto (misurato in joule per chilogrammo per metro) inferiore a quello degli altri animali.
Queste prestazioni sono rese possibili da un meccanismo unico di ricattura passiva dell'energia. Grazie a una serie di tecniche di visualizzazione dei moti dell'acqua
messi a punto di recente e calcoli di fluidodinamica computazionale, i ricercatori hanno valutato che la formazione di vortici ad anello sotto l'ombrello (come è chiamata la caratteristica struttura a sacco delle meduse) durante la fase di allargamento che precede la fase di spinta, permette all'animale di migliorare del 48 per cento il costo dello spostamento. Questo si traduce in una richiesta energetica inferiore, che permette di liberare risorse utili a raggiungere grandi dimensioni, che a loro volta permettono di entrare in contatto con un maggior numero di prede, e alla riproduzione.
 
Sotto trovate il link del video che spiega il sistema di propulsione

La scoperta, osservano i ricercatori, potrà avere interessanti ricadute per la progettazione di dispositivi subacquei che richiedano una propulsione dai bassi consumi energetici.
 
 

martedì 26 novembre 2013

La margherita di mare


Siamo in pieno autunno... il mare va un po' in letargo.. ma le margherite di mare continuano a colorare i nostri fondali.
Vediamo di saperne qualcosa di più!
Il nome scientifico della margherita di mare è Parazoanthus axinellae. E' un celeterato coloniale privo di proprio scheletro, costituito da singoli individui, per lo più molto ravvicinati fra loro e collegati da un cenenchima basale incrostante. Ogni polipo è formato da una base che ingloba granuli di sabbia o scleriti calcarei, e da una parte apicale, colonnare e retrattile. Bocca circondata da 24-36 lunghi tentacoli lisci e sottili. Colorazione tipica giallo intenso, a volte con sfumature arancioni.
Può raggiungere un diametro di 5 mm e un'altezza di 10 - 15 mm di altezza.
 
Nella stessa colonia convivono individui sia di sesso maschile che di sesso femminile. Si riproduce all'inizio della primavera.
Predilige principalmente fondali rocciosi o substrati duri rappresentati anche da altri organismi in zone poco illuminate da pochi metri fino a oltre 100 metri.
 
Il Parazoanthus presenta una particolare molecola la Zoathoxanthina, in grado di donargli il suo colore e una sorta di bioluminescenza

mercoledì 30 ottobre 2013

Immersione sui relitti

 
 
Perché un post sui relitti nella sezione dedicata alla Biologia Marina?
 
Lo spunto per questo post nasce da una notizia che è uscita qualche tempo fa relativamente alla messa in posa di barriere sommerse nell'Amp di Portofino.
Lo scopo delle barriere sommerse è quello di favorire il ripopolamento ittico; barriere analoghe sono già presenti anche nell'Amp delle Cinque Terre e sono servite anche come sistema anti intrusione delle reti a strascico ed illegali.
 
I relitti, esattamente come le barriere sommerse, diventano molto rapidamente dei reef artificiali richiamando vita e fornendo un habitat ideale alla vita in un "deserto" di sabbia.
 
I relitti si trasformano in rifugio e zona di caccia per pesci, rappresentano un fondo duro sul quale forme di vita bentoniche (gorgonie, anemoni, spirografi per esempio) riescono ad ancorarsi e proliferare anche grazie al gioco di correnti che si può creare intorno al relitto stesso.

martedì 10 settembre 2013

Il re di triglie



Conosciamo un pò meglio questo piccolo pesce rosso diffusissimo nel nostro golfo!

Deve il nome nome comune al fatto che fu ritenuta in passato una specie di triglia senza barbigli. Il suo nome scientifico è Apogon imberbis.

La colorazione è rosso-scarlatta per tutto il corpo, con piccoli punti neri variamente distribuiti.

Sul peduncolo caudale vi è quasi sempre una macchia nerastra che a volte si presenta in tre macchie separate. In inverno si spinge a profondità oltre 1200 metri, mentre in estate si incontra in prossimità della costa, anche a bassa profondità. 
Normalmente gli individui sono in gruppetti di 4 o 5, e nuotano  lentamente negli anfratti e nelle spaccature; quindi prediligono zone oscure.
La riproduzione avviene nei mesi estivi, da giugno a ottobre e le uova sono riunite in mucchietti di varia grandezza per mezzo di filamenti. Il maschio conserva le uova in bocca, fino al momento in cui sgusciano gli avannotti. La nutrizione è basata su piccoli crostacei, larve e uova di pesci. Mediamente ha dimensioni di 10-15 cm. 



sabato 17 agosto 2013

... a proposito di meduse..


Nel post precedente si è parlato del meteomeduse.
 
Visto che tutti gli snorkelisti mi chiedono informazioni sulle meduse che si incontrano in questo periodo ecco un breve articolo per descriverle e con le norme di comportamento in caso di incontri un po' troppo ravvicinati!
 
Le meduse fanno parte dei celenterati: il loro nome deriva dalla presenza del celenteron che è una vasta cavità corporea esclusiva di questi animali che funziona prevalentemente da cavità digerente.
In generale la principale caratteristica di questi organismi è rappresentata dalla presenza di un'ombrella corredata da una serie di tentacoli di forma variabile.

Durante l'estate ci sono due specie di meduse che si incontrano con molta facilità: Pelagia noctiluca e Rhizostoma pulmo.
Pelagia noctiluca, o medusa luminosa, ha un'ombrella a forma di cupola alta e costellata da verrucosità urticanti. L'ombrella può raggiungere i 30 cm di diametro. Dal margine ondulato partono lunghi e sottili tentacoli, che possono raggiungere anche il metro di lunghezza. Al centro, inferiormente, si notano 4 braccia orali a margini frastagliati che prolungano la bocca. La sua colorazione è rosea o bruno-giallastra. E' considerata pericolosa perchè i tentacoli sono estremamente urticanti; però secondo me la pericolosità è più legata al fatto che questi tentacoli possono essere molto lunghi e difficili da vedere in acqua.

Rhizostoma pulmo, o polmone di mare, ha una grossa ombrella a forma di campana con profilo molto convesso. La superficie esterna della cupola non è urticante. L'ombrella può raggiungere i 60 cm di diametro. Le 8 braccia orali sono grosse e frastagliate ed è proprio dalla loro forma che deriva il nome comune di questa medusa. La colorazione è biancastra opaca a riflessi cerulei ed il margine dell'ombrella è blu-violaceo.

Le meduse generalmente si nutrono di piccoli organismi che catturano con i tentacoli urticanti.

Dopo questa breve descrizione di queste due specie di meduse, un consiglio nel caso in cui veniste pizzicati da un tentacolo: le meduse "pungono" perchè possiedono nell'epidermide dei tentacoli e della bocca degli organelli urticanti detti cnidoblasti che hanno una funzione offensiva/difensiva. Si tratta di cellule che contengono una capsula al cui interno ci sono del liquido tossico ed un filamento avvolto a spirale.
Quando uno cnidoblasto viene sfiorato da un corpo estraneo la capsula si apre liberando liquido e filamento.
Il veleno è termolabile quindi se si mette la parte "ustionata" dalla medusa a contatto con un corpo caldo l'effetto del liquido tossico sparisce in breve tempo. Potete utilizzare acqua calda non bollente, un sasso caldo o della sabbia; l'importante è non sfregare assolutamente ma solo appoggiare la fonte di calore.

martedì 16 luglio 2013

Meteo meduse


Ritorna anche quest'anno il "MeteoMeduse": la ricerca scientifica promossa dall'Università del Salento-Conisma e Ciesm.
Se avvistate delle meduse potete segnalarlo utilizzando il sito
 
 
... e nonostante l'estate non sia calda gli avvistamenti sono molto numerosi. Ecco cosa dice in proposito Ferdinando Boero dell'Università del Salento sia in merito al meteomeduse sia sul fatto che se ne stanno vedendo parecchie
"Si tratta di un esperimento di scienza dei cittadini che coinvolgendo e informando i bagnanti sulle meduse, stimola l’alfabetizzazione sui temi ambientali, azione su cui anche l’Unione Europea si sta orientando dopo aver constatato che non c’è cultura della natura in Europa. 
 
Solitamente il profilare delle meduse viene associato al surriscaldamento globale ma quest’anno, con l’estate che arranca nel Vecchio Continente, vediamo che la causa prevalente è l’eccesso di pesca. Abbiamo depauperato le specie ittiche che si nutrono di plancton; ci sono meno larve e le meduse hanno pertanto meno concorrenti per la loro dieta. E così crescono e si moltiplicano. La novità, come avvenuto per i funghi, è che i bagnanti hanno preso confidenza con queste specie marine, sanno ad esempio che quelle più urticanti hanno lunghi tentacoli, e arrivano ad apprezzare la bellezza degli esemplari innocui".

Fonte: www.lastampa.it

giovedì 4 luglio 2013

Il Pesce luna

foto da National Geographic

Il Mola mola, più comunemente conosciuto con il nome di Pesce luna, è il pesce osseo più pesante esistente sulla terra.
La caratteristica principale è la forma ovale del suo corpo. Esso si presenta allungato, compresso sui fianchi con una forma rettangolare. Il suo corpo può raggiungere misure considerevoli: una lunghezza e altezza fino ai tre metri, per un peso da record di oltre due tonnellate. La spinta nel nuoto di questo pesante pesce osseo viene data dalla pinna dorsale e anale, che sono opposte e simmetriche. La pinna dorsale è piccola e a forma di ventaglio. La pinna caudale parte dalla radice della pinna dorsale, ed essendo una protuberanza carnosa non dispone di molta forza.
Il pesce luna ha una piccola bocca che assomiglia ad un becco osseo, fornita di denti fusi tra loro. Le branchie sono appena individuabili, piccole a ridosso della pinna pettorale. Il corpo è di colore grigiastro con variazioni più chiare lungo i fianchi, è ricoperto da una pelle molto dura e spessa, fino a 15 cm., che ospita una grande infinità di microorganismi e parassiti. Questi ultimi riescono, a volte, a produrre sul corpo del pesce luna il fenomeno della bioluminescenza.
Il pesce luna può vivere fino ai cento anni e la femmina, durante la riproduzione, può deporre fino a 300 milioni di uova. I nuovi nati sono però piccolissimi: 2-3 mm. Quando non nuota nelle profondità oceaniche, il pesce luna ama galleggiare a pelo d’acqua in posizione orizzontale. Questa posizione, che a volte lo fa confondere con lo squalo, gli permette di liberarsi dai parassiti che ricoprono la sua pelle. Quest’ultimi, infatti, vengono mangiati dagli uccelli. Nella dieta del pesce luna compaiono le meduse, piccoli pesci e il plancton.
 
In passato il pesce luna poteva essere pescato e mangiato, ma oggi ne è vietato il commercio, dato che si è scoperto che contiene una tossina potenzialmente nociva per l'uomo, la tetraodontossina (TTX). Nonostante ciò, in Asia viene consumato comunque! I cuochi asiatici si vantano di saper pulire il pesce in modo tale che non sia più pericoloso al consumo. Nonostante ciò, esso, in genere, provoca negli avventori SOLTANTO un lieve formicolio alla bocca e zone circostanti, ma qualcuno si sente male sul serio!!