È successo in Sudafrica a un gruppo di ricercatori della Oceans Research: uno squalo lungo tre metri è balzato sullo scafo, senza fare vittime ma rimanendo intrappolato. Il fotoracconto del suo salvataggio e del coraggio di due biologi che hanno spinto con le mani il gigantesco predatore A Mossel Bay.
Vicino Città del Capo in Sudafrica, un gruppo di ricercatori la scorsa settimana era impegnato in un'attività di routine: identificare gli squali presenti nella zona, attirandoli con esche e fotografando le loro pinne, che sono l'equivalente delle impronte digitali per gli esseri umani.
"Il nostro team aveva già identificato quattro squali, tra cui Pasella, una vecchia conoscenza, e da alcuni minuti l'attività era ferma. All'improvviso un gran frastuono: uno squalo bianco di circa tre metri e pesante mezza tonnellata con un balzo è saltato lateralmente rispetto alla barca piombando a poppa, sfiorando una paio di persone", racconta Enrico Gennari, biologo italiano raggiunto telefonicamente, e direttore di Oceans Research, un istituto indipendente che svolge ricerche sugli squali e che collabora con università e centri studi (in passato ha collaborato anche alla realizzazione di documentari per National Geographic).
"Dibattendosi lo squalo è rimasto bloccato a poppa, distruggendo varie apparecchiature. La ricercatrice Dorien Schroder dopo aver messo in salvo i sei membri dell'equipaggio, tra cui tirocinanti e biologi in visita, ci ha chiamato", continua Gennari.
"Io e Ryan Johnson ci siamo precipitati. Abbiamo subito gettato acqua sulle branchie dello squalo per tenerlo in vita. Non pensavamo fosse così grande e quindi non disponevamo di strumentazione particolare. I primi tentativi di rimetterlo in acqua con delle corde sono falliti".