martedì 9 ottobre 2012

L'archeologia può essere utile per studiare i pesci!

 
Nel post precedente abbiamo riportato la sconfortante notizia che a causa del riscaldamento globale nel giro di qualche decennio vedremo pesci sempre più piccoli.
In questo post pubblichiamo un'altra notizia legata sempre alla taglia dei pesci!
 
Chi ritiene che le materie umanistiche siano inutili nella società di oggi, dovrà ricredersi leggerndo l'esempio di questo studio recentemente pubblicato sulla rivista Scientific American e su Frontiers in Ecology and the Environment.
Tutto è partito con un mosaico romano custodito nel Bardo National Museum di Tunisi: l'opera raffigura una cernia bruna così grande da essere in grado di mangiare un pescatore. I due autori della ricerca, Paolo Guidetti dell'università del Salento e Fiorenza Micheli della Stanford University, hanno poi effettuato confronti con altri reperti simili, per verificare che la rappresentazione tunisina non fosse frutto solo di una "licenza artistica" dell'artigiano ideatore della raffigurazione.
Su 37 mosaici etruschi, greci e romani presi in esame, sono state individuate 23 cernie brune, tutte di taglia maggiore rispetto a quelle attuali, tanto da aver meritato, in alcuni casi, l'appellativo di "mostri marini". I metodi di pesca - con reti e arpioni - sono poi risultati molto diversi da quelli di oggi, se non inefficaci, perché questi pesci vivono molto in profondità.
I dati raccolti consentono di affermare che al di fuori delle aree protette le cernie non stanno recuperando le dimensioni originali, e anche all'interno di queste non sono grandi come qualche millennio fa. Secondo Micheli "Una indicazione che si potrebbe trarre è che servirebbe una moratoria totale sulla pesca delle cernie, ma questo è molto difficile, perché questi pesci sono uno degli obiettivi preferiti della pesca sportiva".
 
 

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