Il ministero, appresa la notizia ha allertato l’Ispra e la Guardia Costiera che ha mandato lungo il litorale, segnato da avverse condizioni atmosferiche e da mare agitato, una motovedetta della classe 800 che sta pattugliando la zona per monitorare la situazione.
Non è ancora chiaro, spiegano dall’associazione Marevivo, quale sia il fenomeno che ha colpito questi cetacei; ci vorranno una decina di giorni per avere delle risposte certe. L’università di Padova effettuerà delle analisi istochimiche con una necroscopia sui tessuti, mentre l’università di Siena farà delle analisi istologiche per individuare una eventuale contaminazione. Si tratta di due filoni di indagine distinti perchè, spiegano gli esperti, a spingere i capodogli sulla spiaggia potrebbe essere stato un avvelenamento, magari per uno scarico inquinante non autorizzato, ma potrebbe anche essere stato un trauma. A causarlo potrebbe anche non essere stata una collisione diretta ma, per esempio, l’impiego di un sonar ad alta frequenza; oppure l’onda d’urto legata alla escavazione di un pozzo sottomarino. Nel maggio 1996, ricorda Marevivo, tredici esemplari di zifio, un cetaceo di medie dimensioni, finirono morti o morenti sulle spiagge della costa occidentale del Peloponneso, in Grecia, in concomitanza con una esercitazione Nato in cui venivano sperimentati nuovi tipi di sonar a bassa e media frequenza. A finanziare le analisi sarà un progetto di salvaguardia dei cetacei del ministero dell’Ambiente.
Fonte: Il Giornale
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