giovedì 26 aprile 2012

Spiaggiamenti di Velella velella


 Due i fenomeni principali: il primo è in Toscana, precisamente a Marina di Carrara, il secondo in Liguria, nel Golfo dei Poeti a Lerici.
Sulla spiaggia di Marina di Carrara c'è un'invasione di migliaia di piccole "meduse" blu che ha ricoperto l'arenile per un tratto di circa due chilometri. Si tratta di  colonie di Velella velella, chiamate comunemente anche Barchetta di San Pietro. Le Velella velella, tipiche del Mediterraneo, viaggiano in grandi gruppi spinte dal vento e dalle correnti e, se il vento le spinge verso la costa, finiscono sulle spiagge, conferendo loro un caratteristico colore azzurro.
Un fenomeno analogo ha avuto luogo qualche giorno fa a Lerici, come del resto avviene da circa 8 anni. 


Ma cos'è Velella velella?

Velella non è una medusa, è una colonia galleggiante di polipi (gli stadi del ciclo delle meduse che di solito vivono attaccati alle rocce) e da questi polipi vengono prodotte piccole meduse di pochi millimetri che nessuno nota. Il nome Velella definisce una caratteristica importante dalla colonia: una vela.Velella galleggia sulla superficie del mare e si fa portare dal vento. I suoi polipi, attaccati sotto la base da cui spunta la vela, sono sospesi nell'acqua sottostante e catturano tutti gli animaletti che si avventurano in superficie. 
Per molti anni, a partire dagli anni 70 del secolo scorso, le velelle non sono mai state così abbondanti. Probabilmente erano influenzate anche dall'inquinamento da petrolio. Il petrolio galleggia, e anche le velelle. E quindi la loro presenza ci dice che, almeno nel momento in cui sono presenti, la superficie del mare non è inquinata.

  Le Velelle mangiano tutto quello che trovano subito sotto la superficie del mare. Possono essere piccoli crostacei, ma potrebbero essere anche le uova galleggianti di specie di pesci, come ad esempio le acciughe. Le acciughe producono uova galleggianti proprio a partire da marzo. La presenza di questi banchi di velella proprio nel periodo di deposizione delle uova di acciuga potrebbe avere un forte impatto sulla riproduzione di questa specie ittica. E forse di altre ancora. Se la riproduzione ha un minor successo, dovuto a predazione sulle uova e sulle larve, poi ci saranno minori rese di pesca. I biologi della pesca devono tener conto di queste situazioni, perché se per caso la pesca dell'acciuga dovesse avere una contrazione, forse la risposta a una domanda che magari si porrà tra qualche mese potrebbe essere a portata di mano oggi. 

giovedì 12 aprile 2012

Il dna dei pesci svela perche' il mare è ricco di specie


L'analisi del Dna dei pesci osserva per la prima volta "in diretta" i meccanismi che controllano la nascita di nuove specie e spiega perche il mare è così ricco di specie diverse. Il risultato, pubblicato su Nature, si deve al gruppo di ricerca coordinato da David Kingsley, dell'università californiana di Stanford.
Lo studio è stato condotto su una specie di pesci da tempo studiata dai genetisti, gli spinarelli. I ricercatori hanno analizzato il Dna di 21 coppie di spinarelli, prelevati da popolazioni marine e di acqua dolce, ed hanno identificato regioni del genoma che sono associate con l'adattamento di ai cambiamenti ambientali e che favoriscono quindi la formazione di nuove specie.
I meccanismi che controllano il modo in cui i cambiamenti genetici permettono di adattarsi a nuovi ambienti sono ancora in gran parte sconosciuti. Per questo i ricercatori hanno deciso di osservare "in diretta" i meccanismi che permettono la nascita di nuove specie studiando un pesce come lo spinarello, che è stato capace di adattarsi dalla vita in mare a quella in acqua dolce. In questo modo è stato possibile vedere che una nuova specie nasce solo quando le mutazioni avvengono in porzioni molto grandi del Dna, al punto che gli individui non riescono più a riprodursi fra loro in modo efficace e segnano la comparsa di una nuova specie.

Fonte: www.ansa.it