martedì 26 novembre 2013

La margherita di mare


Siamo in pieno autunno... il mare va un po' in letargo.. ma le margherite di mare continuano a colorare i nostri fondali.
Vediamo di saperne qualcosa di più!
Il nome scientifico della margherita di mare è Parazoanthus axinellae. E' un celeterato coloniale privo di proprio scheletro, costituito da singoli individui, per lo più molto ravvicinati fra loro e collegati da un cenenchima basale incrostante. Ogni polipo è formato da una base che ingloba granuli di sabbia o scleriti calcarei, e da una parte apicale, colonnare e retrattile. Bocca circondata da 24-36 lunghi tentacoli lisci e sottili. Colorazione tipica giallo intenso, a volte con sfumature arancioni.
Può raggiungere un diametro di 5 mm e un'altezza di 10 - 15 mm di altezza.
 
Nella stessa colonia convivono individui sia di sesso maschile che di sesso femminile. Si riproduce all'inizio della primavera.
Predilige principalmente fondali rocciosi o substrati duri rappresentati anche da altri organismi in zone poco illuminate da pochi metri fino a oltre 100 metri.
 
Il Parazoanthus presenta una particolare molecola la Zoathoxanthina, in grado di donargli il suo colore e una sorta di bioluminescenza

mercoledì 30 ottobre 2013

Immersione sui relitti

 
 
Perché un post sui relitti nella sezione dedicata alla Biologia Marina?
 
Lo spunto per questo post nasce da una notizia che è uscita qualche tempo fa relativamente alla messa in posa di barriere sommerse nell'Amp di Portofino.
Lo scopo delle barriere sommerse è quello di favorire il ripopolamento ittico; barriere analoghe sono già presenti anche nell'Amp delle Cinque Terre e sono servite anche come sistema anti intrusione delle reti a strascico ed illegali.
 
I relitti, esattamente come le barriere sommerse, diventano molto rapidamente dei reef artificiali richiamando vita e fornendo un habitat ideale alla vita in un "deserto" di sabbia.
 
I relitti si trasformano in rifugio e zona di caccia per pesci, rappresentano un fondo duro sul quale forme di vita bentoniche (gorgonie, anemoni, spirografi per esempio) riescono ad ancorarsi e proliferare anche grazie al gioco di correnti che si può creare intorno al relitto stesso.

martedì 10 settembre 2013

Il re di triglie



Conosciamo un pò meglio questo piccolo pesce rosso diffusissimo nel nostro golfo!

Deve il nome nome comune al fatto che fu ritenuta in passato una specie di triglia senza barbigli. Il suo nome scientifico è Apogon imberbis.

La colorazione è rosso-scarlatta per tutto il corpo, con piccoli punti neri variamente distribuiti.

Sul peduncolo caudale vi è quasi sempre una macchia nerastra che a volte si presenta in tre macchie separate. In inverno si spinge a profondità oltre 1200 metri, mentre in estate si incontra in prossimità della costa, anche a bassa profondità. 
Normalmente gli individui sono in gruppetti di 4 o 5, e nuotano  lentamente negli anfratti e nelle spaccature; quindi prediligono zone oscure.
La riproduzione avviene nei mesi estivi, da giugno a ottobre e le uova sono riunite in mucchietti di varia grandezza per mezzo di filamenti. Il maschio conserva le uova in bocca, fino al momento in cui sgusciano gli avannotti. La nutrizione è basata su piccoli crostacei, larve e uova di pesci. Mediamente ha dimensioni di 10-15 cm. 



sabato 17 agosto 2013

... a proposito di meduse..


Nel post precedente si è parlato del meteomeduse.
 
Visto che tutti gli snorkelisti mi chiedono informazioni sulle meduse che si incontrano in questo periodo ecco un breve articolo per descriverle e con le norme di comportamento in caso di incontri un po' troppo ravvicinati!
 
Le meduse fanno parte dei celenterati: il loro nome deriva dalla presenza del celenteron che è una vasta cavità corporea esclusiva di questi animali che funziona prevalentemente da cavità digerente.
In generale la principale caratteristica di questi organismi è rappresentata dalla presenza di un'ombrella corredata da una serie di tentacoli di forma variabile.

Durante l'estate ci sono due specie di meduse che si incontrano con molta facilità: Pelagia noctiluca e Rhizostoma pulmo.
Pelagia noctiluca, o medusa luminosa, ha un'ombrella a forma di cupola alta e costellata da verrucosità urticanti. L'ombrella può raggiungere i 30 cm di diametro. Dal margine ondulato partono lunghi e sottili tentacoli, che possono raggiungere anche il metro di lunghezza. Al centro, inferiormente, si notano 4 braccia orali a margini frastagliati che prolungano la bocca. La sua colorazione è rosea o bruno-giallastra. E' considerata pericolosa perchè i tentacoli sono estremamente urticanti; però secondo me la pericolosità è più legata al fatto che questi tentacoli possono essere molto lunghi e difficili da vedere in acqua.

Rhizostoma pulmo, o polmone di mare, ha una grossa ombrella a forma di campana con profilo molto convesso. La superficie esterna della cupola non è urticante. L'ombrella può raggiungere i 60 cm di diametro. Le 8 braccia orali sono grosse e frastagliate ed è proprio dalla loro forma che deriva il nome comune di questa medusa. La colorazione è biancastra opaca a riflessi cerulei ed il margine dell'ombrella è blu-violaceo.

Le meduse generalmente si nutrono di piccoli organismi che catturano con i tentacoli urticanti.

Dopo questa breve descrizione di queste due specie di meduse, un consiglio nel caso in cui veniste pizzicati da un tentacolo: le meduse "pungono" perchè possiedono nell'epidermide dei tentacoli e della bocca degli organelli urticanti detti cnidoblasti che hanno una funzione offensiva/difensiva. Si tratta di cellule che contengono una capsula al cui interno ci sono del liquido tossico ed un filamento avvolto a spirale.
Quando uno cnidoblasto viene sfiorato da un corpo estraneo la capsula si apre liberando liquido e filamento.
Il veleno è termolabile quindi se si mette la parte "ustionata" dalla medusa a contatto con un corpo caldo l'effetto del liquido tossico sparisce in breve tempo. Potete utilizzare acqua calda non bollente, un sasso caldo o della sabbia; l'importante è non sfregare assolutamente ma solo appoggiare la fonte di calore.

martedì 16 luglio 2013

Meteo meduse


Ritorna anche quest'anno il "MeteoMeduse": la ricerca scientifica promossa dall'Università del Salento-Conisma e Ciesm.
Se avvistate delle meduse potete segnalarlo utilizzando il sito
 
 
... e nonostante l'estate non sia calda gli avvistamenti sono molto numerosi. Ecco cosa dice in proposito Ferdinando Boero dell'Università del Salento sia in merito al meteomeduse sia sul fatto che se ne stanno vedendo parecchie
"Si tratta di un esperimento di scienza dei cittadini che coinvolgendo e informando i bagnanti sulle meduse, stimola l’alfabetizzazione sui temi ambientali, azione su cui anche l’Unione Europea si sta orientando dopo aver constatato che non c’è cultura della natura in Europa. 
 
Solitamente il profilare delle meduse viene associato al surriscaldamento globale ma quest’anno, con l’estate che arranca nel Vecchio Continente, vediamo che la causa prevalente è l’eccesso di pesca. Abbiamo depauperato le specie ittiche che si nutrono di plancton; ci sono meno larve e le meduse hanno pertanto meno concorrenti per la loro dieta. E così crescono e si moltiplicano. La novità, come avvenuto per i funghi, è che i bagnanti hanno preso confidenza con queste specie marine, sanno ad esempio che quelle più urticanti hanno lunghi tentacoli, e arrivano ad apprezzare la bellezza degli esemplari innocui".

Fonte: www.lastampa.it

giovedì 4 luglio 2013

Il Pesce luna

foto da National Geographic

Il Mola mola, più comunemente conosciuto con il nome di Pesce luna, è il pesce osseo più pesante esistente sulla terra.
La caratteristica principale è la forma ovale del suo corpo. Esso si presenta allungato, compresso sui fianchi con una forma rettangolare. Il suo corpo può raggiungere misure considerevoli: una lunghezza e altezza fino ai tre metri, per un peso da record di oltre due tonnellate. La spinta nel nuoto di questo pesante pesce osseo viene data dalla pinna dorsale e anale, che sono opposte e simmetriche. La pinna dorsale è piccola e a forma di ventaglio. La pinna caudale parte dalla radice della pinna dorsale, ed essendo una protuberanza carnosa non dispone di molta forza.
Il pesce luna ha una piccola bocca che assomiglia ad un becco osseo, fornita di denti fusi tra loro. Le branchie sono appena individuabili, piccole a ridosso della pinna pettorale. Il corpo è di colore grigiastro con variazioni più chiare lungo i fianchi, è ricoperto da una pelle molto dura e spessa, fino a 15 cm., che ospita una grande infinità di microorganismi e parassiti. Questi ultimi riescono, a volte, a produrre sul corpo del pesce luna il fenomeno della bioluminescenza.
Il pesce luna può vivere fino ai cento anni e la femmina, durante la riproduzione, può deporre fino a 300 milioni di uova. I nuovi nati sono però piccolissimi: 2-3 mm. Quando non nuota nelle profondità oceaniche, il pesce luna ama galleggiare a pelo d’acqua in posizione orizzontale. Questa posizione, che a volte lo fa confondere con lo squalo, gli permette di liberarsi dai parassiti che ricoprono la sua pelle. Quest’ultimi, infatti, vengono mangiati dagli uccelli. Nella dieta del pesce luna compaiono le meduse, piccoli pesci e il plancton.
 
In passato il pesce luna poteva essere pescato e mangiato, ma oggi ne è vietato il commercio, dato che si è scoperto che contiene una tossina potenzialmente nociva per l'uomo, la tetraodontossina (TTX). Nonostante ciò, in Asia viene consumato comunque! I cuochi asiatici si vantano di saper pulire il pesce in modo tale che non sia più pericoloso al consumo. Nonostante ciò, esso, in genere, provoca negli avventori SOLTANTO un lieve formicolio alla bocca e zone circostanti, ma qualcuno si sente male sul serio!!

mercoledì 5 giugno 2013

Una nuova alga invasiva in Mediterraneo


Una nuova alga invasiva australiana, la Caulerpa disticophylla, è stata scoperta nel Canale di Sicilia, lungo le coste meridionali della Regione. L'individuazione è avvenuta anche grazie al Centro di educazione ambientale (Cea) Legambiente di Donnalucata, che ha fatto parte del team internazionale che ha condotto una complessa serie di analisi genetiche e morfologiche per l'identificazione dell'organismo vegetale.
Questo studio conferma ancora una volta i cambiamenti biologici che stanno avvenendo nel Mar Mediterraneo e quanto rischiose siano le attività di traffico navale visto che con tutta probabilità quest'alga aliena è arrivata tramite le acque di sentina delle navi, come indica anche il suo riscontro in un'area della Turchia dove è presente un intenso traffico di petroliere.
 
L'effetto di questa nuova introduzione sull'ecologia degli ambienti del Canale di Sicilia è ancora ignoto e sarà oggetto di studio.

giovedì 23 maggio 2013

Giornata della Biodiversità


Ieri 22 Maggio si è celebrata la Giornata mondiale della biodiversità, festività istituita dalle Nazioni Unite nel 1993 per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza sul tema della diversità biologica sempre più a rischio a livello mondiale.
 
Il commissario UE per l’ambiente ha dichiarato: “La biodiversità rappresenta la ricchezza naturale della terra, la base della vita e della prosperità del genere umano. Ma le risorse della vita si stanno assottigliando ad un ritmo allarmante. Il messaggio è chiaro: ci stiamo privando del nostro stesso futuro. È vitale ora intensificare le nostre azioni per salvaguardare la diversità della vita sulla terra.
 
Ciò che invece risulta drammaticamente chiaro è una riduzione complessiva delle popolazioni del 27% tra il 1970 e il 2005. A rivelarlo è l’indice del pianeta vivente (Living Planet Index – LPI), pubblicato dal World Wide Fund for Nature (che segue l’andamento di circa 4000 popolazioni di animali selvatici). A soffrire in particolar modo sono le specie marine, con un calo del 28% tra il ‘95 e il 2005, mentre le popolazioni di uccelli marini hanno subito una rapida riduzione del 30% a partire dalla metà degli anni ’90.

martedì 14 maggio 2013

La verdesca

 
La verdesca (Prionace glauca (Linnaeus, 1758)) è uno squalo appartenente alla famiglia Carcharhinidae che abita acque profonde temperate e tropicali in tutto il mondo. Predilige temperature più fredde.
La verdesca è uno squalo oceanico ed epipelagico che si trova in tutto il mondo in acque temperate e tropicali dalla superficie fino a profondità di 350 metri. Era abbastanza comune nel Mar Mediterraneo, soprattutto in Adriatico, ma sempre molto al largo, mentre oggi il loro numero è in diminuzione.
I calamari sono una preda importante per le verdesche, ma la loro dieta include anche seppie e polpi pelagici, nonché aragoste, gamberi, granchi, un gran numero di pesci ossei, squali più piccoli, carcasse di mammiferi marini ed occasionalmente anche uccelli marini. Le verdesche sono state osservate muoversi in gruppi per raggruppare le prede e poterle catturare più facilmente. Raramente si nutrono anche di tonni, che al contrario sono stati osservati mentre seguono le verdesche che cacciano in gruppo e si nutrono di prede abbandonate o in fuga.
Le verdesche adulte non vengono predate regolarmente, se si escludono l'uomo .
Si stima che tra i 10 ed i 20 milioni di esemplari vengano uccisi ogni anno durante le battute di pesca. La carne è commestibile, ma non considerata particolarmente pregiata; viene consumata fresca, essicata, affumicata o sotto sale ed inoltre viene utilizzata per produrre farina di pesce. La pelle viene utilizzata per produrre cuoio, le pinne per la zuppa di pinne di squalo, il fegato per l'olio. Per la loro velocità e bellezza estetica, a volte sono cacciati per motivi ludici. Da non dimenticare che la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha inserito la carne di squalo, e quindi anche di questa specie (assieme a quella di Pesce spada ed alcune altre specie di pesci predatori pelagici) tra quelle che bambini e donne incinte dovrebbero evitare di mangiare per i rischi legati alle intossicazioni da mercurio e da altri metalli pesanti.

giovedì 25 aprile 2013

Fish dependence day

 
 
E' scattato il 'Fish dependence day', giorno in cui si è tecnicamente esaurito il pesce made in Italy e si comincia a mangiare quello importato. Dal 15 aprile, infatti, mangeremo solo pesce d'importazione, mentre dal 4 luglio si esauriranno anche le riserve europee.
Ovvero, immaginando di portare in tavola esclusivamente pescato italiano, a partire da questa settimana non avremmo nulla da mettere nel piatto. A lanciare l'allarme sulla fine delle scorte nazionali è il rapporto di Ocean2012, un coordinamento di 200 organizzazioni che si battono per trasformare la Politica europea della Pesca per fermare la pesca eccessiva.
 
In sostanza, sottolinea Ocean2012, ''le scorte nazionali si esauriscono sempre prima, costringendo materialmente i consumatori a dipendere dalle importazioni di pesce per il proprio fabbisogno. Per l'Italia il grado di autosufficienza è sceso dal 32,8% al 30,2% negli ultimi due anni. E nonostante un consumo leggermente inferiore, il nostro Paese è di fatto sempre più dipendente dal pesce proveniente da acque non-europee. L'Italia rimane dipendente dal pesce extracomunitario per sostenere circa il 70% dei suoi consumi''.
 
''Abbiamo 104 giorni di 'autonomia ittica' all'anno. Un vero paradosso per il nostro paese, circondato da 8000 km di costa e che un tempo godeva di un mare sano e pescoso - sottolinea Serena Maso, coordinatrice nazionale di Ocean2012 -. La popolazione mondiale cresce, il consumo di pesce pro capite aumenta (+3,6% l'anno) e i pescherecci diventano sempre più potenti. Si pesca perciò troppo, a un ritmo più veloce del tasso di riproduzione degli stock ittici.
 
Il collasso del pesce azzurro è già stato più volte annunciato da Greenpeace, in particolare nell'Adriatico, dove acciughe e sardine stanno scomparendo. "È colpa del crescente numero di imbarcazioni autorizzate dal governo a pescare queste popolazioni ittiche, anche grazie all'artificio delle licenze di pesca sperimentale, che di sperimentale hanno ben poco" sostiene l'associazione ambientalista. Come quelle che da anni consentono la pesca con il metodo della "volante a coppia", che cattura pesci sotto taglia, compromettendo quindi la capacità riproduttiva della specie.
Una sorte analoga sembra essere riservata al tonno rosso Mediterraneo, specie ormai sull’orlo del collasso, come emerge dalle stime che denunciano una riduzione del suo stock di circa l’80%. Il tonno costituisce una parte fondamentale della dieta di milioni di persone e nella versione 'in scatola' è certamente il pesce più consumato al mondo.
 

martedì 9 aprile 2013

Un mare da difendere!

La stagione balneare si sta avvicinando a grandi passi (anche se non sembra) e dopo aver passato l'inverno ad osservare tutto quello che il mare dopo le burrasche ci ha restituito, abbiamo pensato di riproporre alcuni cartelloni protagonisti delle campagne di sensibilizzazione per la protezione dell'ambiente che ci vogliono ricordare come il mare non sia una immensa pattumiera e come i rifiuti, che spesso vengono abbandonati incivilmente sulle spiagge e non solo, siano brutti da vedere ma soprattutto siano fonte di pericolo per gli animali marini!
 

giovedì 14 marzo 2013

Buone notizie per gli squali

 
La comunità internazionale ha acconsentito a limitare la cattura e il commercio di 4 specie di squali. I 178 Paesi membri della Convenzione sul Commercio Internazionale di Flora e Fauna (Cites), riuniti da più di una settimana a Bangkok, hanno deciso di proteggere lo squalo pinna bianca oceanico (longimanus) e tre specie di squali martello. I Paesi asiatici, capitanati da Giappone e Cina - dove il brodo di pinne di pescecane è considerata una prelibatezza culinaria - hanno cercato invano di bloccare la proposta, sponsorizzata dai Paesi latinoamericani e dagli Usa.
La decisione di aggiungere le specie all'appendice 2 del Cites, che stabilisce un mercato legale molto regolato per le specie elencate e non minacciate dall'estinzione, non è ancora comunque definitiva: nonostante la proposta abbia ricevuto i due terzi dei voti richiesti, si dovrà attendere fino all'ultimo giorno della Convenzione perchè la decisione sia ratificata nella sessione plenaria del Cites.

mercoledì 20 febbraio 2013

Salviamo le mante

 
Le Mante sono sempre di più prese di mira dai bracconieri per le loro particolari branchie.
Unite ad altri ingredienti, si utilizzano le branchie di manta per produrre una sorta di prodotto tonico che, la credenza popolare, indica come curativo di una gran varietà di disturbi. Numerose ricerche hanno invece evisenziato che questo prodotto non ha alcun fondamento nella medicina tradizionale cinese e non ci sono prove scientifiche a sostegno di tali affermazioni. 
La petizione che vi chiediamo di firmare è specificamente rivolta ai delegati dellaCITES (la Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie di Faunae Flora Selvatiche) in ciascuno dei 177 paesi firmatari. CITES è l'unico trattato internazionale istituito perproteggere le specie in via di estinzione ed è considerato vincolante per i paesi membri. Ogni 3 anni questo organismo si riunisce per votare le specie da proteggere ai sensi della convenzione. Il 4 ottobre 2012 è stato annunciato ufficialmente che Brasile, Ecuador e Colombia hanno presentato la proposta di avere le Mante elencate nell'appendice II del prossimo convegno che si terrà a Bangkok dal 3 al 14 marzo 2013. Con la proposta di inserire le Mante come specie protetta, spetta poi solo ai paesi membri di votarne la ratifica ufficiale. La maggioranza dei due terzi dei voti sarà di vitale importanza per garantire la tutela internazionale delle Mante. La petizione è rivolta ai membri votanti con lo scopo di porre nella massima attenzione il caso e di sensibilizzarli al punto da convincerli a votare a favore della proposta.
Se volete aiutarci a conservare le mante, v’invitiamo afirmare e a condividere la petizione on-line sostenuta dall’associazione onlus “Manta Trust”.
 
Vogliamo arrivare ad un milione di firme in tutto il mondo e così come il mare non è altro che la somma di tante gocce d’acqua, così la tua singola firma, assieme a tutte quelle di persone sensibili come te, contribuirà ad ottenere questo importante risultato.
 
Per firmare la petizione cliccate il link a fianco : MANTA

martedì 5 febbraio 2013

Ha ucciso uno squalo bianco: carcere per il pescatore


Un anno di carcere con la condizionale per aver pescato ed ucciso un grande squalo bianco, specie protetta che, una volta catturata, viene esibita dagli amanti della pesca come trofeo simbolo di coraggio.
La sentenza - senza precedenti - emessa da un tribunale sudafricano contro un pescatore ha fatto esultare gli ambientalisti, ma anche il ministro dell'Agricoltura e della Pesca.
Leon Bekker è stato condannato anche al pagamento di una multa di 120.000 rand (10.000 euro). "Il fatto che le autorità abbiano assunto una posizione chiara è un'eccellente indicazione del loro impegno in difesa delle specie protette", ha commentato Eleanor Resa-Hutchings, portavoce per il WWF Sud Africa, auspicando che la storica sentenza costituisca un deterrente. Il Sud Africa è stato il primo paese ad adottare una legge per proteggere i grandi squali bianchi, circa 1.200 esemplari che prosperano al largo della costa del KwaZulu-Natal (est) e che arrivano a misurare fino a 3,5 metri di lunghezza. Diversi paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno seguito l'esempio del Sud Africa. Guancia, denti, pelle, carne e olio di fegato dei grandi squali bianchi hanno anche un redditizio sbocco commerciale
 
Fonte: www.ansa.it

mercoledì 9 gennaio 2013

Filmato per la prima volta un calamaro gigante!

Per la prima volta una telecamera riesce a filmare un calamaro gigante nel suo ambiente, a 900 metri di profondità nelle acque del Pacifico.
L’impresa si deve ad un’equipe del Museo scientifico nazionale giapponese che ha lavorato in collaborazione con la rete televisiva pubblica giapponese Nhk e quella americana Discovery Channel, ed è stata realizzata il 10 Luglio scorso.
 
Grazie ad essa possiamo intraprendere un lungo ed emozionante viaggio nel più profondo degli abissi, la dimora dell’Architeuthis, il calamaro gigante.
Di colore argenteo, il calamaro gigante era stato dapprima individuato a 630 metri di profondità, da un gruppo di scienziati all’interno di un sottomarino, a circa 15 chilometri ad est dell’isola di Chichi, nel Pacifico del nord. Il sommergibile, con tre persone a bordo, lo ha poi seguito fino a 900 metri di profondità, finchè l’animale non è scompraso nel buio degli abissi.
La Nhk ha ora diffuso le immagini del calamaro gigante. Il corpo soltanto (senza contare le braccia e i tentacoli), risulta lungo 3 metri, mentre la lunghezza totale si stima essere di circa otto metri, secondo quanto rivelato da Tsunemi Kubodera, del Museo scientifico giapponese. Quest’ultimo ha spiegato anche che, “i due principali tentacoli risultano amputati”, per ragioni ancora sconosciute agli scienziati.


 

 
Ed ecco un video che gira in rete!