Vivono in quasi tutti i mari e gli oceani del mondo e compiono delle lunghe migrazioni per spostarsi dalla zona in cui si cibano, nelle regioni polari, a quelle in cui si accoppiano e partoriscono, nelle acque subtropicali o tropicali. Si cibano principalmente di krill e piccoli pesci, che cacciano con tecniche particolari come il bubble feeding.
domenica 27 dicembre 2009
Le megattere
Vivono in quasi tutti i mari e gli oceani del mondo e compiono delle lunghe migrazioni per spostarsi dalla zona in cui si cibano, nelle regioni polari, a quelle in cui si accoppiano e partoriscono, nelle acque subtropicali o tropicali. Si cibano principalmente di krill e piccoli pesci, che cacciano con tecniche particolari come il bubble feeding.
sabato 12 dicembre 2009
Non sempre buone notizie...
Il ministero, appresa la notizia ha allertato l’Ispra e la Guardia Costiera che ha mandato lungo il litorale, segnato da avverse condizioni atmosferiche e da mare agitato, una motovedetta della classe 800 che sta pattugliando la zona per monitorare la situazione.
Non è ancora chiaro, spiegano dall’associazione Marevivo, quale sia il fenomeno che ha colpito questi cetacei; ci vorranno una decina di giorni per avere delle risposte certe. L’università di Padova effettuerà delle analisi istochimiche con una necroscopia sui tessuti, mentre l’università di Siena farà delle analisi istologiche per individuare una eventuale contaminazione. Si tratta di due filoni di indagine distinti perchè, spiegano gli esperti, a spingere i capodogli sulla spiaggia potrebbe essere stato un avvelenamento, magari per uno scarico inquinante non autorizzato, ma potrebbe anche essere stato un trauma. A causarlo potrebbe anche non essere stata una collisione diretta ma, per esempio, l’impiego di un sonar ad alta frequenza; oppure l’onda d’urto legata alla escavazione di un pozzo sottomarino. Nel maggio 1996, ricorda Marevivo, tredici esemplari di zifio, un cetaceo di medie dimensioni, finirono morti o morenti sulle spiagge della costa occidentale del Peloponneso, in Grecia, in concomitanza con una esercitazione Nato in cui venivano sperimentati nuovi tipi di sonar a bassa e media frequenza. A finanziare le analisi sarà un progetto di salvaguardia dei cetacei del ministero dell’Ambiente.
Fonte: Il Giornale
sabato 5 dicembre 2009
Periodo di scoperte: nuova specie di Ciprea in Calabria
Questa nuova specie di Ciprea non era mai stata avvistata prima nei mari del pianeta. Quindi, non è neanche catalogata. La scoperta è stata fatta dai ricercatori dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nell'ambito del programma Mo.Bio.Mar.Cal (Monitoraggio della biodiversità marina in Calabria) finanziato dalla Regione Calabria. L'area in cui è stata rinvenuta la nuova Ciprea ricade nel Parco Marino Costa degli Dei. La ricerca è stata condotta grazie al supporto di un robot sottomarino (Rov - Remotely Operated Vehicle) comandato dalla superficie, che ha raccolto campioni, immagini e filmati ad alta definizione fino alla profondità di 350 metri.
''Quando l'abbiamo vista per la prima volta - ha dichiarato Simonepietro Canese, responsabile del programma di ricerca dell'Ispra - ci siamo stupiti, perchè non riuscivamo a classificarla in nessuna specie. Così abbiamo mandato le foto all'Università di Genova. E li c'è stata la sorpresa: questa specie non era catalogata. E noi la vedevamo per la prima volta''. ''Con la scoperta del corallo nero avevamo avuto la percezione di una ricchezza straordinaria dei nostri fondali - ha affermato l'assessore regionale all'Ambiente, Silvio Greco. Con i risultati di queste ricerche nei mari calabresi si dovranno riscrivere i libri di biologia marina''.
mercoledì 25 novembre 2009
Sensazionale scoperta nelle acque dello Stretto di Messina
Sensazionale scoperta nelle acque dello Stretto. Rinvenuta a Palmi da tre subacquei calabresi una colonia della rarissima variante bianca del Corallium rubrum.
Fino ad oggi erano giunte solo sporadiche e frammentarie notizie circa la sua esistenza nel Mare Nostrum, così come in altri mari, acque dove normalmente prolifera la più conosciuta varietà rossa di questo affascinante organismo marino, appartenente al phylum degli Cnidari, alla classe degli Antozoi, alla famiglia dei Corallidi (Ottocoralli) e all’ordine dei Gorgonacei. Ora, di questo corallo "albino", che potrebbe essere identificato come Corallo Bianco, una specie rarissima la cui presenza pare essere legata alla profondità (non inferiore ai 100 ) e alla bassa temperatura delle acque, v’è finalmente traccia documentata anche in Mediterraneo.
Teatro della sensazionale scoperta le acque calabresi dello Stretto; sparuti esemplari di Corallium Rubrum dalla colorazione candida come neve, sono stati rinvenuti e fotografati nei pressi di Capo Barbi, proprio sotto quel maestoso sperone di roccia che è il Sant’Elia, il promontorio che cade vertiginosamente in mare nel tratto della Costa Viola che intercorre tra Palmi e Bagnara. Protagonisti della scoperta, dopo un lungo periodo di ricerche subacquee e di successivi riscontri scientifici, i subacquei del Centro Immersioni Costa Viola Peppe Dato e Rocco Tedesco, coadiuvati nell’occasione dal noto fotografo subacqueo Francesco Sesso che ha avuto il privilegio di documentare, probabilmente per primo, questo stupendo e raro organismo. Gli scatti effettuati alla profondità di circa 100 metri documentano quella che si può a pieno titolo considerare una scoperta scientifica di assoluto valore, una scoperta che sta ancora una volta a testimoniare la buona salute in cui versano i fondali dei mari calabresi e la fantastica biodiversità delle acque dello Stretto.
giovedì 5 novembre 2009
La leccia
sabato 24 ottobre 2009
Conoscere è proteggere ...
Si tratta di un obiettivo molto ambizioso perchè non è sempre facile spiegare con un linguaggio semplice come funziona un ecosistema o perchè vediamo un certo animale o un'alga in un posto piuttosto che in un altro o ancora il perchè di certi comportamenti e stili di vita.
La "missione "è proprio questa far conoscere le meraviglie sommerse
Intanto perchè secondo me è inutile tenersi per sè le conoscenze imparate sui libri e/o con l'esperienza diretta, poi perchè la Natura è un qualcosa di sorprendente e prodigioso e per essere apprezzata e vissuta appieno va conosciuta almeno un pò...in fin dei conti noi siamo solo degli ospiti che dovrebbero entrare in punta di piedi...
La cosa fondamentale è la conoscenza, perchè dobbiamo imparare per proteggere per non vedere svanire nel nulla tutte le risorse che abbiamo a disposizione!
La prima risorsa che mi viene in mente pensando al Mare è il pesce: per esempio come possiamo pensare di andare a pescare se non conosciamo le taglie minime dei pesci, i loro habitat, le loro abitudini ed i loro punti deboli?!
La conoscenza della taglia minima ci permette di dare il nostro contributo a salvaguardare gli stock ittici; le altre informazioni ci consentono di programmare la battuta di pesca, fare una previsione sugli "incontri/avvistamenti"...
Per chi va in ARA qualche conoscenza di Biologia Marina permette di non uscire mai dall'acqua dicendo "a questo giro non ho visto niente"....perchè è ovvio che vedo se conosco e se "so vedere e dove andare a guardare"!
martedì 6 ottobre 2009
Arcano svelato!
L'arcano è stato svelato: Frà Bisagno è riuscito a dare un nome ed un cognome all'animale.
Si tratta di Phyllidia flava. Ma vediamo di saperne qualcosa in più.
Il suo nome comune è fillidia mediterranea.
Il suo corpo è di colore giallo-arancio, raramente albina, con numerosi tubercoli di colore bianco.
Il ciuffo branchiale è al di sotto del mantello, non visibile.
Raggiunge i 5 cm di lunghezza.
Si nutre di spugne dei generi Acanthella e Axinella
Si tratta di una specie endemica (cioè esclusiva) del Mediterraneo
martedì 22 settembre 2009
Le MAREE e la loro Importanza nella PESCA SUB
L'alternanza delle maree è di 12 ore e 25 minuti circa quindi si verificano nell'arco delle 24 ore 2 alte maree e 2 basse maree.
- Sigiziali (Luna nuova e Luna piena dette sigizie) in cui abbiamo l'ampiezza massima;
- di Quadratura ( primo quarto e ultimo quarto dette quadrature) in cui abbiamo ampiezza minima.
Tutto questo ci consente di affermare che sicuramente il comportamento dei pesci è influenzato dalle fasi lunari e dalle maree sia tramite l'influenza della luce lunare e sui componenti chimici dell'acqua marina.
La pesca in apnea e tutti gli altri tipi di pesca non fanno riferimento a scienze esatte ed esistono migliaia di variabili, quindi tutti gli strumenti possono comunque essere utili per affrontare al meglio una battuta di pesca
Tabelle di Marea le trovate su: www.apneamagazine.com
martedì 15 settembre 2009
La lepre di mare
Il suo nome scientifico è Aplysia depilans: si tratta di un mollusco molto diffuso in Mediterraneo.
Ha un corpo scuro di colore marrone che si presenta come un ammasso informe quando è raccolta sul fondo, mentre mostra tutta la sua eleganza e sinuosità quando si sposta a mezz'acqua.
Dorsalmente è possibile vedere la conchiglia, trasparente e fragile.
Le uova sono raccolte in ovature simili a cordoni allungati di colore arancione, noti come "spaghetti di mare"
Si tratta di una specie erbivora che si nutre per lo più di alghe verdi.
martedì 1 settembre 2009
Il barracuda
I barracuda hanno il corpo affusolato, sono dotati di un muso affilato e di una mandibola prominente. La linea laterale è molto visibile e la prima pinna dorsale è composta da cinque raggi spinosi. Il loro aspetto generale ricorda quello dei lucci, infatti spesso viene dato loro il nome di lucci di mare.
La livrea è argentea, con molte strisce scure verticali lungo i fianchi, e pinne brune.
Qualche biologo marino afferma che si tratta di una specie oceanica ben ambientata nelle acque mediterranee a causa dell’innalzamento medio della temperatura marina.
Habitat e comportamento: il luogo d'azione tipico è rappresentato dalle secche, dalle rimonte, dai capi ricchi di correnti e di mangianza con acque temperate, ma si può anche incontrare in bassofondo, attorno a degli scogli affioranti e all'interno delle calette (proprio come è successo a noi.
Il barracuda è comunque un pesce predatore che ama principalmente gli spazi aperti in corrente e il punto statisticamente più probabile d’incontro è lo stesso ambiente spettacolare amato da dentici e ricciole. L’unica differenza, se così si può dire, e che l’affusolato predone preferisce non stare a stretto contatto del fondo e quindi si orienta verso i cappelli delle secche, in una falda d’acqua lontana dal termoclino, a qualche metro dal sommo. La velocità nel nuoto assai elevata gli permette di raggiungere i pesci più piccoli direttamente in acqua libera ma non disdegna cacciare all’agguato, celato dal cono d’ombra di una lama rocciosa e pronto a scattare come una molla sull’ignaro bersaglio. Sono pesci gregari che vivono prevalentemente in grossi branchi riuniti in individui pressappoco della stessa taglia. I barracuda adulti e di grosse dimensioni si possono incontrare in gruppetti di pochi esemplari ma viaggiano anche in solitario, peregrinando dappertutto alla ricerca di cibo.
Il periodo di fine primavera inizio estate è quello che coincide con la riproduzione: è il momento in cui è più facile vedere raggruppati i barracuda in grandi banchi che vagano intorno alle rimonte e si spostano all'unisono.
sabato 22 agosto 2009
L'unione fa sempre la forza!
In questo post parleremo del fatto che "l'unione fa la forza" è anche il principio per il quale i pesci si riuniscono in gruppi composti da centinaia di individui: insieme per attaccare e difendersi
La strategia di formare un gruppo risulta efficace perchè l'ambiente da controllare è particolarmente ampio e il pericolo può arrivare da qualunque direzione. Essere soli in mare aperto può portare a morte sicura mentre essere in tanti dà una maggiore opportunità di sopravvivenza.
Il banco appare come un grosso pesce.
Il gruppo si chiama banco e al suo interno non ci sono regine o maschi dominanti ed i pesci sono tutti uguali.
Nel banco i pesci nuotano tutti assieme, nella stessa direzione e si spostano con la stessa velocità.
I pesci sono molto vicini tra di loro ma non si toccano mai perchè potrebbero ferirsi visto che la loro pelle è molto delicata. Come riescono a fare tutto questo? Utilizzano la vista e la linea laterale.
In caso di attacco il banco si muove con cambi veloci di direzione che disorientano il predatore: il banco può aprirsi a ventaglio o effettuare un'apertura a fontana con 2 getti che si ricompongono dietro il predatore, oppure formare più gruppi con un numero minore di individui.
In questo modo il predatore non sa proprio che pesci prendere!
Però i predatori hanno affinato diverse tecniche di caccia ai banchi: si radunano formando grossi gruppi che attaccano i banchi da più direzioni inmodo da far disperdere i pesci e per catturare quelli che non riescono a stare uniti al banco
martedì 4 agosto 2009
La beroe ovata
Gli ctenofori sono diversi dagli Cnidari perchè non possiedono cellule urticanti, dette cnidoblasti, ma cellule adesive, i COLLOBLASTI, e quindi NON SONO urticanti
martedì 28 luglio 2009
I pesci pulitori
I pesci non hanno appendici per pulirsi, allontanare parassiti, eliminare le scaglie morte o i residui di cibo. Così, quando serve, ricorrono ai pesci pulitori che sono piccoli ma lunghi, agili e sottili e molto abili nello scovare anche ilp iù piccolo parassita.
Il pesce pulitore è riconoscibile per la colorazione e per il suo tipo di nuoto dandato: esso accoglie il cliente con una danza. Prima di iniziare a lavorare gli nuota intorno andando su e giù e poi lo invita a distendere le pinne e ad aprire la bocca dandogli leggeri colpetti con il muso.
Poi comincia a girargli intorno per lavorare.
Ma anche sott'acqua ci sono delgi impostori che sono sosia dei pesci pulitori: con questo inganno si avvicinano ai clienti ma anzichè ripulirli dai parassiti danno loro un morso sul corpo o sulle pinne. (nel disegno il pesce B è l'impostore)
Anche alcuni gamberetti hanno la vocazione del pulitore: loro sono specializzati nei pesci che vivono a contatto con il fondo come le murene. Con le pinzette che hanno alla fine delle prime zampe sono in grado di fare un lavoro minuzioso.
domenica 19 luglio 2009
L'unione fa la forza
- la simbiosi
- la vita di gruppo.
In questo post vedremo qualche esempio di simbiosi...ma intanto cosa vuol dire questa parola?
Significa "vita assieme".
Le zoozantelle, grazie alla fotosintesi, producono del materiale che viene mangiato dai coralli che quindi possono crescere e nutrirsi.
In Mediterraneo l'unica madrepora di questo tipo è Cladocora caespitosa (ma questo sarà un altro racconto).
Animali come gamberetti, granchi, pesciolini appetitosi e privi di difese si associano con altri esseri come spugne, meduse, coralli che offrono loro riparo.
Questo tipo di simbiosi viene detto commensalismo: il commensale ricava un vantaggio dall'associazione perchè ha rifugio sicuro e spesso anche cibo. L'ospite è indifferente: può vivere bene anche da solo, al massimo il suo commensale lo aiuta a ripulirsi, ma non è indispensabile.
Spesso è possibile vedere tra i tentacoli della Cassiopea i piccoli di alcuni pesci pelagici che stabiliscono una simbiosi con la medusa. Loro vivono vicino (ma non troppo) ai tentacoli per trovare protezione dai loro predatori ma anche per riuscire a catturare qualcosa da mangiare.
Tra i tentacoli urticanti dell'Anenome dorato vive questo piccolo granchio che solitamente si nasconde vicino alla loro base. Il granchio riceve protezione dall'anemone e si nutre di piccoli pesci. La stessa cosa vale per questo piccolo gamberetto.
A volte sul fondo del mare nascono anche delle strane amicizie come quella della remora con la tartatuga o con lo squalo: la remora ripulisce il suo ospite dai parassiti ed in cambio ottiene da mangiare.
Ci sono poi simbiosi così antiche che i due animali sono diventati talmente dipendenti l'uno dall'altro da non poter più vivere da soli: è come se fossero un organismo solo.
L'esempio più famoso è quello del pesce pagliaccio con l'anemone: il pesce diventa immune alla puntura dell'anemone e usa i suoi tentacoli come nido per le uova e casa. Con il tempo la sua colorazione è diventata appariscente, le sue pinne sono diventate grandi e tonde non permettendogli di nuotare normalmente, quindi se non si potesse infilare nell'anemone sarebbe una facile preda.
L'anemone invece diventa grande, perde la capacità di ritirarsi completamente ma viene difesa dal pesce pagliaccio.
Questo scambio reciproco è il significato della simbiosi!
Pensate che sia finita qui?! Certo che no!! Prossimamente uscirà un altro post in cui vedremo altri esempi di simbiosi che sono legati ai pesci pulitori...quindi tenete d'occhio il blog!
venerdì 10 luglio 2009
La bavosa ruggine
E quindi vediamo di conoscere un pò meglio questo simpatico pescetto.
Caratteristiche. Ha il corpo abbastanza allungato e schiacciato lateralmente, con profilo arrotondato e occhi grandi situati sulla sommità del capo. Anche la bocca è molto grande. Presenta un grosso tentacolo frangiato sulla narice, sotto gli occhi. La pinna dorsale è continua. Sul corpo spiccano da sei a otto fasce verticali bruno-seppia nerastre che si estendono anche sulla dorsale. Talvolta esiste anche una linea mediana longitudinale scura. Le pettorali possono avere punteggiature rosse sulla parte posteriore. Gli esemplari giovanili sono brillantemente colorati. Generalmente raggiunge una lunghezza di 20 centimetri, ma in alcuni casi sono stati trovati esemplari che raggiungono anche i 30 centimetri. E il più grande tra tutti i blennidi.
Dove vive. Ama i luoghi con pietre di medie dimensioni e acque abbastanza basse: può vivere anche in un metro d'acqua. Si riproduce all'inizio della primavera e lascia il maschio a custodire le uova che ha deposto nelle fenditure della roccia. Il maschio, per ossigenarle, crea sopra di esse una corrente d'acqua. Inoltre, il maschio durante il periodo riproduttivo acquista una colorazione cioccolato e sviluppa ghiandole bulbose alla base dei raggi spinosi della pinna anale.
Dopo un mese le uova si schiudono e a partire da metà estate gli individui giovani si stanziano sul fondo.
martedì 30 giugno 2009
La salpa
Il suo nome comune è Sarpa salpa ed è un pesciotto allegro, dal corpo ovale e simmetrico, con il profilo uniformemente convesso. La bocca è piccola e sporgente, proprio sulla punta del muso. In ogni mascella è presente una sola fila di denti taglienti. I denti della mascella inferiore sono triangolari e molto vicini, quelli della mascella superiore sono incavati. La pinna dorsale, come quella di quasi tutti gli Sparidi, è divisa in due parti: la prima parte è composta di raggi spinosi. la seconda di raggi molli. Il colore base è il grigio argento, ma il corpo è ravvivato da dieci a dodici strisce longitudinali dorate e molto luminose, così come sono dorate le pinne. L'occhio è giallo e sopra la base della pinna pettorale è visibile una macchia nera. Può raggiungere una lunghezza di trenta centimetri e qualche volta anche di cinquanta, superando abbondantemente il chilo di peso. Vive in folte tribù (...vedi...non siamo i soli a formare una tribù) a contatto di gomito con i compagni, come se fosse allineata in un plotone militare. E' uno dei pochi pesci erbivori del Mediterraneo; infatti si nutre esclusivamente di alghe e di foglie di Posidonia oceanica.
La riproduzione avviene all'inizio della primavera o nel tardo autunno. In un anno di vita, i pesci raggiungono una lunghezza di circa dieci-quindici centimetri.
Dove vive. È molto comune nel Mediterraneo ed è presente nell'Atlantico orientale dal Golfo di Biscaglia al Sudafrica.
Il suo habitat ideale è quello costiero, dove le alghe si mescolano alle rocce, basta che la profondità non superi i quindici-venti metri. Alla Salpa, infatti, piace la luce del sole, piacciono gli scherzi, il rumore; la confusione provocato dal moto ondoso, le asperità dei fondi tormentati e disseminati di detriti, il verde intenso dei prati di posidonie. Le tane le vanno a genio solo per brevi momenti, ma non devono essere oscuri spechi tortuosi, bensì ampie volte di pietra perfettamente illuminate a giorno. E anche in questo caso la Salpa non ci si soffermerà mai oltre il tempo necessario per attraversarle, entrando da una parte per uscire subito dall'altra. La superficie le piace così tanto, da non abbandonarla neppure quando il fondo è a una quindicina di metri più giù. Piuttosto di niente se ne starà a mezz'acqua, oppure salirà sin sotto la schiuma delle onde, per scendere di corsa verso il fondale, perennemente indecisa e perennemente in gruppo.
giovedì 18 giugno 2009
Le meduse
Le meduse fanno parte dei celenterati: il loro nome deriva dalla presenza del celenteron che è una vasta cavità corporea esclusiva di questi animali che funziona prevalentemente da cavità digerente.
In generale la principale caratteristica di questi organismi è rappresentata dalla presenza di un'ombrella corredata da una serie di tentacoli di forma variabile.
Durante l'estate ci sono due specie di meduse che si incontrano con molta facilità: Pelagia noctiluca e Rhizostoma pulmo.
Rhizostoma pulmo, o polmone di mare, ha una grossa ombrella a forma di campana con profilo molto convesso. La superficie esterna della cupola non è urticante. L'ombrella può raggiungere i 60 cm di diametro. Le 8 braccia orali sono grosse e frastagliate ed è proprio dalla loro forma che deriva il nome comune di questa medusa. La colorazione è biancastra opaca a riflessi cerulei ed il margine dell'ombrella è blu-violaceo.
Le meduse generalmente si nutrono di piccoli organismi che catturano con i tentacoli urticanti.
Dopo questa breve descrizione di queste due specie di meduse, un consiglio nel caso in cui veniste pizzicati da un tentacolo: le meduse "pungono" perchè possiedono nell'epidermide dei tentacoli e della bocca degli organelli urticanti detti cnidoblasti che hanno una funzione offensiva/difensiva. Si tratta di cellule che contengono una capsula al cui interno ci sono del liquido tossico ed un filamento avvolto a spirale.
Quando uno cnidoblasto viene sfiorato da un corpo estraneo la capsula si apre liberando liquido e filamento.
Il veleno è termolabile quindi se si mette la parte "ustionata" dalla medusa a contatto con un corpo caldo l'effetto del liquido tossico sparisce in breve tempo. Potete utilizzare acqua calda non bollente, un sasso caldo o della sabbia; l'importante è non sfregare assolutamente ma solo appoggiare la fonte di calore.
Alla prossima!
giovedì 11 giugno 2009
Armi e strategie per vivere
In questa gara senza esclusione di colpi ogni mezzo è lecito...si passa all'uso di armi chimiche fino all'utilizzo delle colorazioni (argomento trattato già in parte nel post precedente).
Eppure pochi osano mangiarli: la loro pinna dorsale ha delle spine velenose.
I veleni dei pesci hanno una caratteristica comune: dopo la puntura il dolore è forte ed immediato ma il veleno è termolabile quindi si neutralizza con il calore.
Anche i nudibranchi sono sgraditi ai pesci e agli altri predatori perchè accumulano sostanze tossiche e/o repellenti nel loro corpo grazie all'alimentazione fatta soprattutto di spugne ed idrozoi.
A volte chi mostra dei colori vivaci non è velenoso ma mente sulla sua vera natura per ingannare il predatore.
Il pesce palla non è commestibile a causa del suo veleno mortale; il pesce lima ne riproduce perfettamente la livrea, quindi il pesce lima sarebbe commestibile ma in questo modo evita di essere mangiato!
venerdì 5 giugno 2009
L'orata
Il suo nome scientifico è Sparus auratus perchè sul capo, tra gli occhi, ha una specie di mezzaluna color oro. Ha un corpo alto, ovale e massiccio. Il profilo è ripido e leggermente convesso.
La mascella superiore è lievemente più lunga di quella inferiore e le labbra sono carnose ed evidenti. Ha da quattro a sei denti conici molto robusti nella parte anteriore di ciascuna mascella, seguiti da quattro o cinque file di denti molariformi nella mascella superiore e da tre o quattro file nella mascella inferiore.
La pinna dorsale è unica, ma mentre la parte anteriore è dotata di spine robuste, quella posteriore è costituita da raggi molli. La coda è potente e forcuta, la pinna pettorale è lunga e sottile. La pinna pelvica ha un raggio spinoso e cinque raggi molli. Il colore è grigio o brunito sul dorso, argenteo sui fianchi, bianco sul ventre. All'origine della linea laterale c'è una macchia scura molto evidente, mentre il bordo esterno dell'opercolo presenta una chiazza scarlatta.
La caratteristica macchia d'oro visibile sulla fronte scompare dopo la morte dell'animale. Può arrivare a una lunghezza di settanta centimetri e a una decina di chili di peso. Solitamente l'orata vive in gruppi costituiti e si ciba di crostacei e di molluschi, che divora in gran quantità, triturandone i gusci con le formidabili mascelle.
La riproduzione avviene in autunno, tra ottobre e dicembre e, al contrario di molte specie che nel periodo degli amori si avvicinano alla costa, essa si sposta in zone più profonde, dove l'acqua è più limpida e più pura.
Si tratta di una specie ermafrodita proterandrica: quindi gli esemplari più piccoli (età 1-2 anni) sono tutti maschi, mentre quelli più grossi (superiori ai 25-30 cm) sono femmine.
L'Orata è diffusa nel Mediterraneo e nell'Atlantico orientale; predilige e acque tiepide e pertanto è facile trovarla lungo la costa d'estate e al largo d'inverno. L'Orata si trova perfettamente a suo agio nelle acque salmastre delle lagune, specialmente dove ci sono i vivai di mitili, con i quali fa lauti banchetti, ma non disdegna neppure i fondali rocciosi, ricchi di scogli, di canaloni e di spaccature. L'Orata non ama le profondità abissali, ma non si lascia sorprendere nemmeno dove l'acqua è troppo bassa: di solito la si incontra dai dieci-quindici metri ai cinquanta-sessanta. Per cui la pesca in apnea è quasi sempre impegnativa e difficile.
venerdì 29 maggio 2009
La colorazione dei pesci
Tante specie hanno una banda verticale che copre l'occhio: in questo modo il predatore non riesce a vedere bene l'occhio ed il muso della preda.
C'è poi anche l'alternanza di strie chiare e scure, con un forte contrasto. In questo modo la sagoma del pesce viene spezzata ed il predatore la confonde con il fondo.